In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Pr 2,1-9   Sal 33   Mt 19,27-29


«Distaccarsi dalla condotta del mondo, non anteporre nulla all’amore di Cristo… non nutrire inganni nel cuore, non dare un falso saluto di pace, non abbandonare la carità… Riporre la propria speranza in Dio… desiderare con tutto l’ardore spirituale la vita eterna… e non disperare mai della misericordia di Dio». Quale miglior commento al vangelo di oggi che queste parole di san Benedetto nella sua Regola. Chi lascia per Cristo non lascia realmente, ma trova. Il vuoto che si fa è solo lo spazio necessario per riempirsi di tutta la pienezza di Dio. Il cristianesimo non è una religione ascetica, ma una religione nuziale. È l’invito alle nozze dell’agnello che iniziano in questa vita nella stanza del vino del cuore dell’uomo e sulle labbra dell’Amato eucaristico, i cui baci sono più inebrianti del vino.