In
quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora,
il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni
genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a
sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così
sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni
e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete
compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per
questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un
padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate
queste parabole, Gesù partì di là.
Ger
18,1-6 Sal 145 Mt 13,47-53
La
rete di Cristo è gettata nel mondo e raccoglie ogni genere di cuori. È una
chiamata universale. Esprime la speranza di Dio che dona speranza all’uomo fino
alla fine. La rete ci raccoglie e noi, con i nostri atti e le nostre vite,
possiamo renderci degni di essere catturati da Cristo o di essere esclusi dalla
vita. Questa parabola ci insegna – come spiega la biblista Rosalba Manes – che
«la provocazione della salvezza è la sana inquietudine che interpella l’uomo
fino al suo ultimo respiro. Il messaggio è positivo: finché c’è vita, c’è
speranza!».