In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».

Os 11,1-4.8-9   Sal 79   Mt 10,7-15


Il rifiuto del Vangelo è il rifiuto della pienezza della nostra vita perché solo in Dio l’umano giunge a compimento. Il rifiuto del Vangelo è la chiusura alla dimensione più umanizzante e umana del nostro essere. È questo il paradosso del cristianesimo, un paradosso che si manifesta nella persona stessa di Cristo: vero Dio e vero uomo, unica persona le cui due nature non si annientano, ma si realizzano a vicenda. Se vi fosse una vita al di fuori di sé, Dio l’avrebbe data all’uomo, ma dato che la vita dell’uomo è Dio, la chiusura all’Orizzonte verticale è un suicidio esistenziale.