In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Ger 28,1-17   Sal 118   Mt 14,13-21


È da capogiro la responsabilità che Dio ha dato all’uomo. L’opera del Creatore sulla terra si compie tramite la collaborazione della creatura. Il nostro poco – il nostro “nulla” direbbe qualche mistico – è l’alibi per il Suo Tutto. Se Cristo con cinque pani e due pesci ha saziato 5000 persone, pensa cosa potrebbe fare con una persona, come te e come me, creata a immagine e somiglianza di Dio. Non c’è niente di insignificante, tutto può diventare un pretesto di divinizzazione e di opera di Dio. Un pranzo – l’ennesimo – preparato per i propri familiari o per i propri clienti, un sorriso alla cassa, una battuta simpatica con il pensionato che ritira la pensione e ritorna alla solitudine di agosto, un buongiorno nell’androne a chi parte… su tutto ciò, come sui cinque pani, Gesù effettua gesti pressoché eucaristici: prende l’opera delle tue e delle mie mani, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione, spezza e fa di noi un dono.