In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

2Re 22,8-13;23,1-3   Sal 118   Mt 7,15-20


Quando si pensa a un falso profeta, solitamente il pensiero va a un personaggio che vive un’incoerenza vistosa tra parola e vita. È sicuramente una delle tipologie, ma è un genere facilmente “sgamabile”. C’è, invece, un genere ancora più sottile. È il tipo di profeta che plasma la fede a immagine dei gusti del momento. È un profeta di audience che dà alla gente quello che si aspetta di sentire. È un personaggio che funge da sonnifero per le grandi aspirazioni dell’uomo. È il tipo di profeta che vende facile contentezza perché non ha il coraggio di additare la via impegnativa della vera gioia. È uno che ti fa ripiegare sull’io, mentre la tua chiamata è quella di unirti a Dio.