In quel tempo, Gesù nel tempio diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
2Tm 4,1-8  Sal 70  Mc 12,38-44

Non sempre la nostra preghiera è fatta di abbondanza di emozioni, parole o propositi. A volte è fatta di una povertà che si butta, come i due centesimi della vedova, dinanzi al volto del Signore. Il Signore guarda con favore a questa preghiera fatta con fatica, ma con fedeltà. Questo vangelo mostra che Gesù dà più peso al mio impegno di essere con lui, povero come sono, come terra deserta e arida senz’acqua, piuttosto che a quei momenti in cui la mia preghiera è immersa nelle consolazioni. Nelle consolazioni la preghiera è piuttosto ricevere da Dio, nell’aridità è dare a Dio. Pregando in questi momenti do due centesimi sudati: la presenza che spera disperatamente e il grido del silenzio.