In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
1Sam 4,1-11   Sal 43   Mc 1,40-45

Questo vangelo mi ha ricordato la preghiera di colletta del tempo ordinario recita così: «Perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare». Quel lebbroso non osava chiedere a Gesù più della guarigione. Era contro ogni logica umano e religiosa sperare in un tocco. Eppure il Signore, non si è accontentato di una guarigione a distanza. Proprio come succede ancora oggi, proprio come accade con chi butta giù le barriere davanti a Gesù: il Signore è vicino a chi lo invoca, più di quanto ti sia vicina la tua vena giugulare. E oggi a te dice il nuziale «lo voglio. Sii purificato».