In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Ml 3,13-20   Sal 1   Lc 11,5-13


Se – come dice san Gregorio Magno – la parola cresce con chi la legge, per me questo vangelo in particolare ha acquisito un senso totalmente nuovo da quando sono diventato padre. Osservavo prima l’amore dei padri, ma avere io stesso il cuore di un padre verso mio figlio è stata un’esperienza stravolgente. Mi sono scoperto capace di volere che un altro sia incondizionatamente, di desiderare per lui il meglio, anche quello che non ho potuto avere. È un amore che ti rende «eccentrico» perché il centro non sei più tu, ma quella creatura. Se io che sono cattivo sono stravolto così dalla paternità, quanto più Te, il Padre «dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome»?