In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Bar 4,5-12.27-29   Sal 68   Lc 10,17-24

Cosa deve rendere felice il discepolo? – la risposta più logica è: la sua bravura che gli merita la stima del Maestro. – la risposta del Logos: l’amore gratuito e immeritato del Maestro. La prima risposta mette la gioia in ciò che si ha e si fa. La seconda risposta si radica nell’essere stesso, nell’essere incondizionatamente amati. La prima viene dal tempo e dalle realizzazioni umane, la seconda sgorga dall’Eterno e sa di beatitudine divina. Il vangelo è tutto lì: Dio è amore immeritato. Dio mi/ti ama e dice l’amore nella carne del Figlio.