In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Dt 34,1-12   Sal 65   Mt 18,15-20


Capita nella vita che alcune relazioni giungano inderogabilmente a capolinea. Ogni tentativo di rianimazione sembra non far altro che affossarle ulteriormente. In tal caso Gesù ci dice: «[Quella persona] sia per te come il pagano e il pubblicano». Ma cosa vuol dire? La risposta facile è: hai fatto tutto quel che puoi, adesso puoi fregartene… Anzi qualcuno vi può vedere la legittimazione dell’odio. Ma questo non è Vangelo, non è la logica di Gesù. Guardando la globalità del Vangelo, scopriamo che il pagano e il pubblicano sono tra le categorie verso cui bisogno esercitare quell’amore gratuito, quell’amore folle di Cristo che ama non solo il prossimo ma anche il lontano; non solo il simile, ma il diverso; non solo chi ci è simpatico, ma anche chi ci fa patire. È dura, ma non smettere di chiedere questa grazia: il favore lo fai in primis a te stesso. D’altronde, l’odio è una cattiva erba che rovina il giardino del tuo cuore. Chi ti è lontano non ti sarà mai vicino quanto nella preghiera silenziosa e sofferta per lui/lei.