In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di
Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a
gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata
da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo
implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose:
«Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui,
dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei
figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i
cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò:
«Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante
sua figlia fu guarita.
Nm
13,1-3.25-14,1.26-30.34-35 Sal 105 Mt 15,21-28
Dai
Gesù! Proprio tu che sei venuto a dirci che siamo tutti figli di Dio parli come
se Dio avesse figli e figliastri?! Anzi, parli addirittura di cagnolini!
Proprio tu, di una persona creata a tua immagine e somiglianza?! Eppure, la
donna superando questa prova, sperando in te contro ogni speranza dà prova di
essere una vera figlia di Abramo, e “lottando” con te si mostra una vera figlia
di Israele, l’uomo che ha lottato con Dio e ha vinto. Questo vangelo aspro è
una dolce notizia per ognuno di noi: per essere di Dio non devi avere il sangue
di Abramo o di Giacobbe, ma la loro fede e tenacia.