In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».
Es 14,5-18   Es 15,1-6   Mt 12,38-42

Ci si abitua a tutto, anche alle cose sublimi. L’accidia, quella temibile malattia spirituale, consiste anche in questo. È una sorta di assuefazione al bene, al Sommo Bene, che fa sì che i Suoi richiami non siano più efficaci e attrattivi. La generazione malvagia è ogni generazione che chiude gli occhi all’evidenza, privandosi del concreto e tuffandosi nell’illusorio. Il Vangelo, invece, è un continuo richiamo a superare la durezza del cuore che annega la mente in un mare di superbia (cf. prima lettura). Il Vangelo è un invito a vedere la Sapienza in persona che è «qui».