In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei
Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano
tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero
a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima
del tempo?».
A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di
porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci
nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed
entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel
mare e morirono nelle acque.
I mandriani allora fuggirono e, entrati in città,
raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città
allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal
loro territorio.
Gen 21,5.8-20 Sal
33 Mt 8,28-34
L’abitudine costituisce una fetta importante della nostra
vita. Ci abituiamo a vari rituali nella nostra esistenza quotidiana che diventano
una seconda natura. Nella vita spirituale le abitudini buone diventano virtù, quelle
cattive diventano vizi. Ora l’abitudine ci fa affezionare al vizio come se
fosse un bene caro. Il poeta Alexandre Pope descrive questo processo così: «Il
vizio è un mostro di così spaventoso aspetto, che per prenderlo in odio basta
vederlo; ma vedendolo troppo spesso, abituati alla sua faccia, prima si
tollera, poi se ne prova pietà, e infine lo si abbraccia». È questo quanto è
accaduto ai Gadareni. Abituati a ciò che era impuro secondo la Legge, non
potevano tollerare la presenza di Gesù in mezzo a loro. D’altronde solo i puri
di cuore possono vedere Dio, possono tollerare la visione di Dio e il contatto
con lui.