In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel
suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe
vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i
primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per
farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi
gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera,
vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi
discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha
gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte
del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello
che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Tb 12,1.5-15.20 Tb 13
Mc 12,38-44
L’unica cosa che posso realmente
dare è me stesso. Strettamente parlando, tutte le altre cose che do, non sono mie,
almeno non sono mie in modo assoluto. Per questo il dono del tempo, dell’ascolto,
del supporto e della sopportazione sono doni incomparabili e senza prezzo: sono
vita donata senza ritorno. Sono doni che ci fanno entrare nel dominio della
gratuità divina e della grazia di Dio. E per questo sono le uniche ricchezze
che realmente possediamo: si ha solo quel che è stato donato.