In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il
giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la
quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo
fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al
tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo
occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci
vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Gn 12,1-9 Sal
32 Mt 7,1-5
Potremmo dire che il vangelo di oggi eccella di
straordinaria e divina astuzia. Mi spiego: Presupposto che saremo giudicati
secondo la nostra coscienza, è bene notare che sappiamo esattamente il giudizio
della nostra coscienza quando vediamo come giudichiamo gli atti degli altri.
Perché? Perché verso gli altri non applichiamo gli sconti di favore che riserviamo
a noi stessi. A ragione si dice che siamo soggettivi verso noi stessi ed
oggettivi verso gli altri. E questo non lo facciamo sempre per cattiva volontà,
ma perché soggettivamente le prospettive ci sembrano onestamente così. Per
questo ha ragione Kierkegaard quando invita a rovesciare questa dinamica
diventando oggettivi con noi stessi e soggettivi con gli altri. Bella sfida, ci
vuole una mano, anzi, un occhio dall’Alto!