Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Es 24,3-8   Sal 115   Eb 9,11-15   Mc 14,12-16.22-26

La grandezza del Tuo dono d’amore si manifesta ancor più ai nostri occhi quando consideriamo il contesto di questa consegna. Volevamo strapparti la vita, ed ecco che Tu ti sei liberamente consegnato; volevamo riversare su di Te il nostro odio ed ecco che Tu hai versato il Tuo sangue per amore. Volevamo la tua morte, sei diventato la nostra vita. In questo pane e in questo vino, la tua presenza silente nel sacramento è la realtà più eloquente che ci dice che Dio è Amore, che Dio è nient’altro che Amore. È difficile per noi imitarti, è difficile per noi amare oblativamente, che la tua dimora in noi nel Pane e nel Vino trasformi il nostro cuore di pietra in cuore di Cristo perché solo se vivi in noi possiamo essere come Te.