In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed
erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei
veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a
nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il
tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro:
«Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed
essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di
chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di
Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.
Tb 2,9-14 Sal
111 Mc 12,13-17
Guardo la moneta e vedo l’effige di Cesare, guardo me stesso
e vedo l’immagine Tua. Rendo ciò che è Tuo a Te. Non perché è un debito, ma perché
solo in Te riposa l’anima mia. Nel mio cuore d’uomo c’è una voragine che niente
di creato può colmare, è la voragine fatta secondo l’icona dell’Infinito Amore.
In questa vita attenuo la nostalgia amando, nella prossima divenendo nell’Amore
uno con Te.