In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
Gen 16,1-12.15-16   Sal 105   Mt 7,21-29

Ci piacerebbe una formula magica grazie alla quale vinciamo facile senza muovere un dito. Ma chi ti ha creato senza di te non ti salva senza di te. Il sapere della fede deve condire la prassi. Il Dio nel cuore deve manifestarsi nelle mani. L’atto di fede deve tradursi in fede negli atti. La concretezza è la prova che si è vissuto un incontro con la Luce incarnata, Gesù Cristo, e non un semplice abbaglio misticheggiante. Lo spirituale è qualcosa di molto concreto e di molto delicato, se non trasforma la materia e la storia è solo una costruzione illusoria, un castello di sabbia che viene annientato a contatto con la prima onda della realtà.