In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Sir 42,15-26   Sal 32   Mc 10,46-52
Due sono le qualità che hanno permesso l’intervento di Gesù nella vita del cieco Bar Timeo: la volontà ferma e la coscienza chiara. Non sempre c’è qualcuno da fuori che intralcia la mia preghiera, ma dentro sì. Sono quelle voci che mi derubano dalla fiducia in me stesso o, peggio, dalla fiducia in Te. Donami Signore di perseverare nel gridare il Tuo nome. D’altro lato, non sempre sono come Bar Timeo che alla Tua domanda sapeva il suo bisogno, conosceva e riconosceva le sue tenebre e desiderava la Tua luce. A volte la mia preghiera è fiacca perché non so quanto ho bisogno di Te, perché non ho reale coscienza della mia sete di Te. Guarisci la mia sete, ferisce la mia anima affinché corra dietro a Te come la cerva che anela ai corsi d’acqua.