In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

At 1,15-17.20-26   Sal 112   Gv 15,9-17


Varie tradizioni religiose considerano indegna di Dio la mediazione. Ed effettivamente, se la mediazione fosse necessaria, esprimerebbe una deficienza nella divinità. Il nostro Signore, invece, non disdegna la mediazione e ciò non fa altro che esprimere quanto è grande nell’amore. Lui che poteva venire sulla nostra terra in mille modi, decide la mediazione del grembo (e del sì) di una Vergine. Lui – il «Maestro interiore», come lo chiama Agostino – poteva iniziare l’uomo senza bisogno di apostoli, eppure ha scelto l’uomo come via per annunciare e incontrare Dio. A volte ti chiamiamo il «Totalmente altro», Tu ci chiami «amici»; noi a te eleviamo la «gloria» e tu ci fai capire che la quintessenza della tua gloria è il tuo umile amore, immanente nel cuore della Trinità ed effuso nell’economia della salvezza. Grazie Signore.