In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il
mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete
udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste
che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora,
prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe
del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io
amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
At 14,19-28 Sal
144 Gv 14,27-31
C’è una pace “stagionale” legata al tempo e alle
circostanze. Finché le cose vanno bene, si sta bene. È una pace logica,
ragionevole, evidente. Non di questa parla Gesù. Gesù parla di un pace che
trascende la ragione umana, che è nascosta. Nondimeno è una pace più logica di
qualsiasi logica perché sgorga dal “Logos” stesso, da Gesù stesso. È una pace
che lui dà e che il mondo non dà perché non la possiede. È la pace che giunge a
costruire il rapporto con il Signore non in base a vantaggi ottenuti o
convenienze riscontrate, ma solo per amore, o meglio, come risposta all’Amore
che, in Cristo, il Padre ha riversato su noi. La nostra pace è Cristo
crocifisso da cui niente ci può separare, né morte né vita… niente. È questa
pace di Cristo che Paolo annuncia e che soprattutto vive e ne è prova la prima
lettura: lapidato e ridotto in fin di vita, appena capace di rimettersi in
piedi, annuncia Cristo. Non hai questa pace? Chiediamola insieme: Donaci
Signore questa pace, la tua pace.