In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Dt 4,32-34.39-40   Sal 32   Rm 8,14-17   Mt 28,16-20

L’ultimo invito di Gesù nel Vangelo di Matteo è quello di immergersi e di rivestirsi della vita della Trinità attraverso il battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. È una chiamata a vivere già da ora la pienezza per la quale siamo stati creati. Santa Teresa d’Avila, infatti, insegnava che ciò che i santi in Cielo vivono nella visione, noi lo sperimentiamo già sulla terra nella fede. La vita della Trinità, già da quaggiù sulla terra è «il nostro chiostro e la nostra dimora» (Elisabetta della Trinità). È un invito a respirare non l’aria di questa terra, ma il Soffio puro ed eterno co-spirato dal Padre e dal Figlio. È entrare, nel tempo, nel Bacio eterno scambiato dal Padre e dal Figlio e che è l’unità del Padre e del Figlio. In questa festa il pensiero deve farsi esperienza e la parola silenzio che adora e ama. «Mio Dio, Trinità che adoro, aiutatemi a dimenticarmi interamente, per fissarmi in voi, immobile e quieta come se la mia anima fosse già nell'eternità… Pacificate la mia anima, fatene il vostro cielo, la vostra dimora preferita e il luogo del riposo; che io non vi lasci mai solo, ma sia là tutta quanta, tutta desta nella mia fede, tutta in adorazione, tutta abbandonata alla vostra azione creatrice».