In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Ger 18,18-20   Sal 30   Mt 20,17-28


Quando pensiamo alla gloria di Dio ci vengono in mente immagini di inchini, di canti angelici che allietano l’ego divino e altri antropomorfismi. In realtà, la gloria originaria di Dio è la donazione totale d’amore tra Padre e Figlio nello Spirito Santo. E l’Amore non può che essere umile perché è donazione anticipata di sé. È qui che nasce il fraintendimento del vangelo di oggi: i discepoli vogliono possedere la gloria, Gesù spiega loro che la Gloria è donare tutto e donare se stessi. Il vangelo di oggi ci interroga: come vivo la mia spiritualità? Come cammino di accumulo o come itinerario di una sempre maggiore autodonazione e oblio di sé nell’Amato?