In
quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima
presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due
uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il
fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non
sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo
pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello
che possiedo”.
Il
pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al
cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò
a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si
umilia sarà esaltato».
Os 6,1-6
Sal 50 Lc 18,9-14
Si diventa degni di Dio non accumulando meriti ma
svuotandosi. Solo chi ama vede Dio e la qualità fondamentale dell'amore è
l'oblio di sé e l'estasi innamorata. Il garante di questo amore è un senso
della propria verità. Non una umiltà di auto-denigrazione gratuita, ma l'umiltà
riconoscente del peccatore graziato e grato. È questa la scoperta di un grande
umile del secolo scorso, Charles de Foucauld: «Credevo che per incontrare Dio
bisognasse salire. Finalmente ho capito che bisogna scendere: Dio si può incontrare
soltanto nell'umiltà».