In
quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che
Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma
alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva
fatto.
Allora
i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa
facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti
crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la
nostra nazione».
Ma
uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non
capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo
muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non
lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che
Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per
riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque
decisero di ucciderlo.
Gesù
dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella
regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i
discepoli.
Era
vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima
della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio,
dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
Ez
37,21-28 Ger 31,10-13 Gv 11,45-56
Amare
è dare la propria vita. La redenzione è la trasfusione di quest'amore divino
nelle vene della nostra umanità. Caifa vede questo dono come una convenienza
politica, Gesù lo vede come la convenienza d'amore più grande : "non c'è
amore più grande di chi dona la vita per i propri amici". Ciò che
distingue l'amore di Gesù però non è solo il dono di sé, ma la capacità di
rendere questo dono della vita una fonte di vita eterna per gli altri. Da parte
del Signore viene questo ed è una meraviglia ai nostri occhi.