“Impossibile ma necessario”: così un grande testimone del XX secolo considerava il vissuto cristiano. Impossibile perché trascende le nostre mere capacità. Necessario, Unico Necessario, perché senza l’orizzonte della Parola di vita, la vita non pronuncia che silenzi di assurdo.
È un paradosso, ma niente è impossibile a Dio. Le letture di oggi ci mettono dinanzi a due grandi momenti dell’avventura cristiana: il discernimento e l’esperienza della grazia.
L’invito al calcolo, alla previsione e al discernimento ci dice questo: seppure la chiamata della fede richieda rinuncia, non bisogna rinunciare al buon senso! La moderazione e il discernimento sono le virtù dei vincenti.
Ma la tappa del calcolo che constata la sproporzione - diecimila contro ventimila! - lungi dal condurre alla disperazione deve condurci alla speranza e all’esperienza della Grazia. È qui che Cristo squarcia il velo dei calcoli umani con la potenza della sua risurrezione. L’Evangelo ci invita a «dedicarci alla nostra salvezza con rispetto e timore», ma contemporaneamente con la coscienza che «è Dio che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore». A vivere, cioè, nella coscienza che «il Signore è mia luce, mia salvezza e difesa della mia vita».
Che l’indigenza diventi esigenza di preghiera, perché solo in Dio l'impossibile diventa possibile: «Disponi Tu l’inizio, dirigi lo svolgimento e portami fino al compimento: Tu che sei vero Dio ed uomo, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen» (S. Tommaso d’Aquino).


Fil 2,12-18   Sal 26   Lc 14,25-33