Come la Bibbia vede le altre religioni



Robert Cheaib

Il dialogo interreligioso negli ultimi decenni è diventato, non più un’opzione relegata alla sensibilità di alcuni, ma un’esigenza sine qua non della convivenza sociale. Lo sviluppo dei trasporti, la globalizzazione, i drammi mondiali fomentati anche dalla crudeltà dei nuovi mezzi di guerra hanno obbligato migrazioni di massa sempre più frequenti e consistenti, ecc., sono solo alcuni fra i tanti motivi per cui ci troviamo in società che diventano ogni genere sempre più multietniche e multiculturali. Chi di noi non nota l’aumento di donne col velo in giro per le nostre strade da un decennio a questa parte? A chi non capita di salire su un autobus di mattino e di trovarsi a sentire una predominanza di dialoghi in lingue sconosciute?
Tutte queste situazioni “impongono” per così dire il dialogo e il confronto. Ma come cristiani che riflettono sulla condizione degli altri popoli nella prospettiva della fede e della salvezza, ci obbligano a una riflessione seria. Il libro di Gerald O’Collins, Salvezza per tutti. Gli altri popoli di Dio, edito dalla Queriniana pone il quesito della salvezza da un punto di vista molto interessante: quello della Bibbia stessa. Cosa pensano i vari libri della sacra scrittura dell’altro?
Secondo l’intento dell’autore, il libro non vuole entrare nelle sottigliezze delle discussioni dei teologi in tema, ma mira a “raccogliere e valutare la testimonianza biblica sulla salvezza degli altri popoli di Dio o degli altri, e poi di presentare alcune conclusioni e posizioni sistematiche sul ruolo di Gesù per la salvezza del mondo”.
Seguendo questo obiettivo, O’Collins espone in maniera dettagliata, basandosi sull’ordine canonico, le principali testimonianze bibliche della portata universale della salvezza offerta da Dio.
Il libro del teologo gesuita, docente emerito della Gregoriana, è originale nella sua trattazione che si focalizza direttamente sulla testimonianza biblica. Veniamo così a contatto con una dimensione dell’esperienza biblica che non risalta sempre all’occhio, ma che ciononostante è un dato di fatto permanente: “La storia di Israele era stata plasmata in ampia misura da contatti con altri popoli, e siccome era stata in gran parte una storia di sofferenze, i detti sulle nazioni sono dominati da parole di giudizio”. Ma questo è solo una faccia della medaglia. Il merito di questo libro è mettere in risalto l’altra faccia dove vediamo che “l’Antico Testamento non propone cose meramente negative sugli esterni, ma riconosce anche la bontà misericordiosa di Dio verso le nazioni e i forestieri”.
Il libro di O’Collins, oltre ad essere un competente studio biblico-teologico, è una lettura scorrevole e intrigante che arricchisce le nostre visuali delle varie teologie dell’alterità presenti nella Bibbia, un bagaglio indispensabile nel nostro mondo plurale.
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Il libro è disponibile su questo link

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