Il contributo di Maurizio Gronchi nelle «parole della fede»
Robert Cheaib
Nella sua vita terrena, Gesù rispondeva spesso alle domande con altrettante domande. Non si lasciava imprigionare dalla retorica dei provocatori, degli impiccioni e dei malintenzionati. Interrogare qualcuno può a volte rivelarsi prepotente, insidioso, un modo per tutelarsi dal confronto, dall’impegno personale e dalla responsabilità.
Gesù spingeva i suoi interrogatori a interrogarsi nel senso pienamente riflessivo del verbo e del gesto. Li invitava a mettersi in questione, a tastare e testare le proprie
certezze e i propri intenti.

Gesù suscitava domande vere nei suoi interlocutori, riguardo alla loro vita, e, contemporaneamente, su di lui, sul suo operato e sulle sue affermazioni. Questo Gesù continua a suscitare domande ancora oggi. Ci chiediamo ancora: chi era? Cosa pensava realmente? Cosa intendeva con alcune sue affermazioni enigmatiche? Qual era la sua autocoscienza? Era cosciente del proprio cruento destino? Perché è morto realmente?

Il libro Gesù Cristo di Maurizio Gronchi offre una panoramica riassuntiva su Gesù di Nazaret, offrendo alcune risposte e mettendo a fuoco domande interessanti. Il libro figura tra i volumi della collana Le parole della fede della Cittadella Editrice, volta ad offrire in uno stile rigoroso ma accessibile strumenti per riappropriarsi in modo più cosciente delle parole centrali della fede cristiana. Gesù Cristo è tra le parole della fede la prima e l’ultima, la Parola che dà senso e riempie di contenuto tutte le altre parole.
Il libro, che sintetizza il Trattato su Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore dello stesso autore (Queriniana, Brescia 2012), consta di dieci capitoli. Il primo capitolo si ferma dinanzi all’evento Gesù Cristo constatando il quid che ancora riecheggia nella storia. «Qualcosa deve pur essere accaduto in Palestina, circa duemila anni fa, se oggi si continuano a leggere i testi che raccontano la vicenda di Gesù di Nazaret, se ci sono ancora persone che ne trasmettono la memoria, se esiste ancora chi, nel di quell’uomo creduto Figlio di Dio, vive, lotta e soffre per suo amore, in varie parti della terra» (7).
Il capitolo considera le fonti che si hanno per accedere a una conoscenza maggiore riguardo a Gesù, spiegando i criteri adottati per la scelta dei riferimenti affidabili (i vangeli canonici): antichità, pubblicità, universalità. La seconda parte del capitolo si confronta con la ricerca storica e i vari criteri di autenticità adottati per accostarsi alla comprensione della figura storica di Gesù.
Il secondo capitolo presenta «il mondo di Gesù», ossia l’ambiente culturale, politico e religioso in cui nasce, vive e muore il nazareno.

Il progetto di Gesù

Il terzo capitolo è una felice presentazione sintetica del «progetto di Gesù». Gronchi effettua la presentazione mettendo in luce tre aspetti in cui si profila il progetto del nazareno: le parole, i gesti e le relazioni.
Per quanto riguarda le parole, primeggia la parola regno di Dio che apre l’annuncio gesuano in Marco, Matteo e Luca (Matteo, di sensibilità ebraica, preferisce non nominare Dio e opta per l’espressione regno dei cieli). La proclamazione del regno da parte di Gesù assume «la duplice dimensione del presente e del futuro, vicino e da venire» (32). Il regno è futuro, deve venire, ma è già presente in Gesù che è il regno in persona, l’autobasileia.
La proclamazione del regno non è solo un annuncio futuristico o apocalittico, ma è un invito a una vita nuova. Il regno ha una sua etica fondata sul perdono, la riconciliazione e l’amore verso i nemici.
Gronchi spiega che la novità e originalità di Gesù per quanto riguarda il comando dell’amore è quella della «finalizzazione e fondazione teologica di tale amore: il Padre celeste è padre di tutti, ed è lui che dona ed esige la perfezione dell’amore» (34). L’etica gesuana comporta una radicale rinuncia al potere e una relazione di libertà interiore e di distacco verso le ricchezze e le proprietà. Un’altra dimensione fondamentale dell’etica trasmessa dal nazareno è la preghiera, che egli pratica ed esorta a praticare con assiduità.
La corona dell’etica di Gesù è il duplice comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
I gesti che dipingono meglio il progetto di Gesù partono dalla sua investitura regale al battesimo, passando per i suoi segni e prodigi, per il perdono dei peccati. Mentre le sue relazioni manifestano il suo volto umano inscindibile da quello divino. Gesù vive da subito relazioni fondamentali e costitutive come quelle che lo legano a Maria e Giuseppe. Egli forma la sua comunità di seguaci ed «amici». Mostra particolare attenzione verso i malati e i sofferenti. Vive una libertà interiore insolita per il suo tempo verso le donne e mostra attenzione anche verso i bambini. Senza dimenticare le contestate relazioni e posizioni verso le categorie emarginate del tempo come i peccatori, i pubblicani.
Il quarto capitolo considera il destino tragico di Gesù cercando di coniugare la motivazione storica che porta Gesù inesorabilmente verso il destino della croce e la motivazione teologica grazie alla quale Gesù qualifica e accoglie la sua morte.
Una comprensione retta dell’evento-croce passa necessariamente tramite una comprensione non monolitica. «A livello storico si è trattato di una serie di circostanze più o meno ricostruibili; sul piano dell’interpretazione credente c’è una risposta essenziale, formulata dall’apostolo Paolo: “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture” (1Cor 15,3). […] è vero che Gesù fu “inchiodato sulla croce per mano degli empi” (At 2,23), ma è ancora più decisivo che egli trasformò questa volontà distruttiva in un libero dono d’amore della propria vita: “nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso” (Gv 10,18)» (49).
La cristologia nella storia
Nei margini di una breve recensione, non è possibile sviluppare i vari elementi di un libro sintetico, denso e scorrevole nel contempo. I cinque capitoli successivi sono una considerazione delle tappe della riflessione su Gesù nelle varie culture. A partire dalla riflessione paolina, passando per l’inculturazione nel contesto ellenistico, le sfide delle deviazioni eretiche e la definizione della retta fede.
Il capitolo settimo si dedica al medioevo latino e quindi al rilievo dato nella riflessione dei suoi protagonisti al motivo della redenzione e al senso dell’incarnazione (Cur Deus homo). Mentre i capitoli 8 e 9 sono dedicati rispettivamente alla questione cristologica moderna e contemporanea.
Il decimo capitolo si dedica a considerazione cristologhe legate alle tematiche emergenti degli ultimi anni, e più precisamente alla questione del rapporto tra Gesù e le altre esperienze religiose.
Il libro di Maurizio Gronchi risponde ottimamente al profilo delineato dalla collana Parole della fede in quanto offre in circa 200 pagine uno sguardo sintetico ma sufficiente ed efficiente su Gesù Cristo «autore e perfezionatore della nostra fede» (Eb 12,2).