Un’analisi del sociologo Zygmunt Bauman

Zygmunt Bauman è uno dei più grandi sociologi del XX secolo. Il filosofo-sociologo polacco di origine ebraica è diventato famoso per il grande pubblico grazie alla sua opera Modernità liquida nella quale parla del cambiamento paradigmatico avvenuto nelle nostre società. Per Bauman siamo passati da una società solida e stanziale, basata sulla produzione, sul modello fordiano e della famiglia, verso una società liquida, mobile, mutevole, fragile, basata sul consumo, sulla fluidificazione dei legami e sulla fruibilità dei beni intesi come esperienze.
Un’altra opera importante che permette di inquadrare il pensiero e la visuale di Bauman è Modernità e olocausto.
In quest’opera del 1989, il pensatore ribalta la tesi che considera l’olocausto come un «incidente» della storia e lo legge come un frutto paradigmatico di una modernità costruita da giardinieri e architetti impegnati a mettere ordine nel mondo.
Nel libretto Lo spirito e il clic. La società contemporanea tra frenesia e bisogno di speranza ci viene offerto uno sguardo più sciolto e colloquiale al pensiero di Bauman. Si tratta infatti di una conferenza tenuta dal sociologo al Festival Biblico di Vicenza del 2012 sotto forma di conversazione con Riccardo Mazzeo, autore anche dell’introduzione del libretto.

Una cecità secondaria

Bauman sottolinea la crisi spirituale vissuta nell’epoca contemporanea che riassume così: «Più cresce il bisogno di spiritualità, più le condizioni per ottenerla diminuiscono, e questo è un po’ il paradosso della nostra vita, della nostra società, ed è uno dei conflitti che tormentano le donne e gli uomini di oggi» (22).

Vi è un senso di ignoto che accompagna le vicende della vita moderna che fa sì che gli eventi ci colgano spesso «di sorpresa» generando paura, incertezza e una specie di umiliazione.
Andando più a fondo, Bauman precisa che il problema contemporaneo non risiede nella mancanza di offerta di risposte o nella mancanza di autorità, ma proprio nell’opposto: nell’ergersi di ognuno ad autorità e guida.

Per chiarire il concetto, egli invita a cercare la parola happiness, «felicità», su Google. Si trovano più di trecento milioni di risposte. Questo eccesso di autorità e opinioni genera «una cecità secondaria» la quale consiste nell’incapacità di vedere, non tanto perché mancano le opzioni, ma perché non si riesce a districarsi nella massa enorme di opinioni. «Le opinioni, la conoscenza diventano una sorta di cortina di ferro che nasconde la realtà e ci impedisce di vederla» (24).

La crisi di solidarietà


Se il primo problema è quella della crisi di autorevolezza. Il secondo è quello della «crisi di solidarietà». La situazione moderna è diventata fluida generando uno stile di vita consumistico. Il consumo, per sua natura, è una dimensione strettamente individuale. «Il consumo, anche se fatto insieme a un amico, alla fine è un’attività assolutamente solitaria; il consumo viene fatto da un’unica persona, sia che sieda intorno a un tavolo con altre persone, sia che faccia attività sessuale di gruppo e così via» (27).
Questo stile consumistico solitario, non modella soltanto la mentalità degli individui, ma anche di società e nazioni intere. Ci si illude che è possibile creare una comunità isolata dai problemi del resto del mondo.

Bauman nega la possibilità di una tale indipendenza, smentita tra l’altro dal diffuso fenomeno della globalizzazione. «Siamo tutti sulla stessa barca e il modo in cui conduciamo questa barca che condividiamo deciderà del nostro futuro» (34).

Il rischio dell’amore
Bauman focalizza la sua attenzione, inoltre, sulla natura dei legami sociali che costruiamo nella nostra epoca, specie quelli «virtuali». Egli analizza le implicazioni dei forum per gli incontri mostrando la riduzione a oggetto di se stessi e dell’altro. Una delle motivazioni che sostiene una tale tendenza è la ricerca di sicurezze in un mare di perché.
Il profilo su un sito di incontri online è come un menù che pretende mettere in chiaro tutte le possibilità e le opzioni che ci si va incontro. È come una ricetta che ci pre-dice come innamorarci con sicurezza e di chi. Ma il sociologo polacco rifiuta questa semplificazione della vita e questa tendenza ad escludere il rischio ad ogni costo.
Il suo invito è piuttosto quello di rendersi conto della natura dell’amore. «L’amore reale non è la ricetta per una vita facile e tranquilla, anzi è una ricetta per sofferenze, per una situazione che dev’essere riprodotta e rialimentata giorno dopo giorno, prendendosene cura di continuo, un’impresa incessante che consiste sostanzialmente nel risolvere differenze. La sensazione di gratificazione, sicurezza e soddisfazione che viene dall’amore, viene proprio dall’esperienza del fatto che due persone sono differenti, ma che queste differenze possono essere risolte, superate grazie alla collaborazione tra di loro» (40).

Robert Cheaib